
Dopo un ottimo impatto sul rendimento del Villarreal il 4-4-2 a rombo di Javi Calleja non ha più dato i frutti sperati a lungo termine. Il terribile inizio dell’anno solare ha ridimensionato la stagione del Sottomarino giallo tanto in campionato quanto in Europa e perciò il tecnico madrileno ha dovuto studiare qualche variante per riprendere in mano la situazione. Il suo modulo preferito ha inizialmente funzionato alla grande perché, oltre a essere l’innovazione tattica del momento, sfruttava a pieno le caratteristiche dei calciatori in campo. Uno su tutti: Cédric Bakambu. La punta franco-congolese, affiancato da una punta di movimento come Sansone, poteva puntare immediatamente la porta e i movimenti dell’italiano aprivano continui corridoi per i filtranti di Fornals, spostato sulla trequarti a inventare. Il meccanismo ha funzionato a meraviglia. Bakambu è passato da due gol in sei gare sotto la guida di Fran Escribà a nove reti in undici gare con il nuovo allenatore, mentre Fornals è entrato nel podio della classifica degli assist in Liga.
«Pablo ha interpretato molto bene questa posizione, perché bisogna attaccare gli spazi per poter interagire con lui e ripartire; e oltretutto senza pallone ha fatto un lavoro molto intelligente» dichiarò Calleja al termine del suo debutto in Liga contro l’Eibar «oggi è stato importantissimo, quasi tutto il peso offensivo è ricaduto su di lui e ogni volta creavamo pericoli». E se all’esordio vinci tre a zero contro una squadra che continua a navigare lontano dalla zona retrocessione, dopo che il tuo predecessore era stato affossato da una neo-promossa, già sai che la strada è quella giusta. Ma con l’addio di Bakambu e l’infortunio di Sansone (occhio: Bacca non è inferiore, anzi è senz’altro superiore, ma non offre le stesse caratteristiche tecnico-tattiche) il giocattolo si è rotto. Non a caso il momento di calo del Villarreal ha coinciso con il calo atletico di Fornals (e probabilmente di tutta la squadra, ma questo è un altro discorso).

Così Javi Calleja ha studiato altre soluzioni e nuovi moduli. La prima adozione di un nuovo sistema di gioco si è avuta nel secondo tempo di Lione: dopo il raddoppio dei francesi il tecnico madrileno ha cambiato le carte in tavola passando a un 4-4-2 in linea. Potrebbe sembrare una casualità, o una speculazione filosofica, ancor più tenendo a mente che una squadra in campo adotta differenti figure geometriche in campo a seconda della situazione o della fase di gioco. Potrebbe, ma andiamo avanti. Contro l’Espanyol è evidente l’adozione del 4-2-3-1 con Javi Fuego in mediana al fianco di Rodri, e il tridente formato da Raba, Fornals e Chéryshev alle spalle di Enes Ünal.

La squadra gioca molto bene, ma non riesce a gestire il vantaggio e nel finale si fa riagguantare, rischiando anche di perdere. Nella gara di ritorno contro l’Olympique Lione quello che era sembrato un rombo è in effetti un 4-4-2 in linea: Fornals a destra e Trigueros a sinistra restano abbastanza stretti e in fase di possesso si accentrano a formare un quadrato, ma di fatto il rombo non si intravede quasi mai.

Contro il Getafe si torna al tradizionale rombo: il Villarreal torna finalmente a vincere, ma la prestazione non è esaltante: il successo è di misura e senza il doppio rigore parato da Asenjo staremmo a parlare di tutt’altra partita. Nell’infrasettimanale in effetti sembrerebbe tornare di nuovo a un 4-4-2 in linea: Javi Fuego e Rodri al centro, Raba e Chéryshev sulle ali, ma le cose continuano ad andare male. La vittoria a Las Palmas è arrivata nuovamente col rombo: Rodri regista, Trigueros e Roberto Soriano mezzali e Fornals punta di diamante. Mentre nell’entusiasmante trionfo contro l’Atlético Madrid si è riproposto il 4-2-3-1 con Trigueros in coppia con Rodri, Roberto Soriano e Raba esterni alti e Fornals alle spalle di Bacca. Questa è la posizione preferita di Trigueros che in conferenza post-gara ha affermato: «Mi sento molto a mio agio qui, sono cinque anni che gioco in questa posizione ed è andata bene». Ma la correlazione tra moduli e risultati è assolutamente nulla: non è il modulo a fare la differenza, anche se il 4-2-3-1 può essere una valida ed efficace soluzione quando i rombo non è attuabile.

Non è questione di moduli, ma di meccanismi di gioco che possono avere più o meno efficacia in base alle caratteristiche dei giocatori schierati e al costrutto degli avversari. Poter contare sulla malleabilità di una rosa in grado di interpretare differenti strutture tattiche in base alle necessità del momento è la vera chiave di svolta. E Calleja proprio su questo vorrebbe lavorare. In settimana, a proposito del ritorno al 4-4-2 contro il Malaga ha detto: «È una possibilità; non sono un tecnico dalle idee fisse e non mi chiudo su un solo modulo, ma senza mai rinunciare al pallone. La premessa è che l’idea è quella di cercare di detenere il possesso, avere l’iniziativa, il controllo del gioco ed essere protagonisti». Proprio quello che si è visto nella dolce vittoria contro i colchoneros. E che in alcune gare è preoccupantemente mancato, ma su cui l’allenatore del Villarreal sta lavorando più di ogni altra cosa.
Soprattutto perché può permettersi di contare su giocatori di grande qualità e altrettanta duttilità. Un esempio su tutti: Nicola Sansone, che tanto aveva fatto bene al fianco di Bakambu. In sala conferenze ha risposto circa il suo ruolo. «In Italia giocavo a sinistra, accentrandomi per tirare, pero non succede niente se gioco a destra» ha spiegato ai microfoni «non sono un attaccante puro, ancor meno un centravanti, sono più una mezza punta o un esterno che può giocare in attacco». Il che sarebbe a dire che si sente a suo agio tanto come seconda punta di movimento, quanto come esterno d’attacco – come accadeva in Serie A – e in questo caso più in un 4-2-3-1 che in un 4-4-2. Le soluzioni sono molte e adesso che l’infermeria si sta svuotando Calleja potrà spostare le pedine con ancora maggiore libertà.
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